Adolescenti e svapo: le ricerche

Fumo, svapo e giovani, anzi, giovanissimi in età scolare: il dibattito sociale è molto acceso da anni e gli studi alla ricerca della verità definitiva sono centinaia, sebbene i risultati restino ancora molto conflittuali. In Italia si tratta di un fenomeno quasi inesistente, almeno dalle rilevazioni finora svolte, ma negli Stati Uniti quello dell’utilizzo di sigarette elettroniche da parte dei giovanissimi è un grave problema, prima di salute e poi sociale.

Non a caso, regolamentazione e limitazioni in merito sono molto rigide e il presidente Trump ha anche recentemente proposto di togliere dal mercato i liquidi per sigaretta dagli aromi dolci, che attirerebbero di più i giovani consumatori. Da anni, invece, negli USA (così come nel resto del mondo) ai minori non è permesso l’acquisto né di tabacco tradizionale, né di dispositivi per svapare. Tuttavia le modalità per possedere sigarette elettroniche sono molteplici –della serie: fatta la legge, trovato l’inganno- e i giovani svapatori aumentano sempre più.


I numeri sui giovani fumatori di sigarette elettroniche


La FDA (Food and Drug Administration), ente garante americano che da anni monitora la questione tabacco e svapo, ha recentemente calcolato che nel 2018 3,6 milioni di studenti delle scuole medie e superiori negli Stati Uniti abbia usato almeno una volta una sigaretta elettronica.

Uno studio dell’Università di Boston ha intervistato oltre 6000 studenti fra i 12 e i 15 anni per un periodo che è andato dal 2013 al 2016, rilevando dati sorprendenti (in negativo) circa la prima modalità di contatto fra il giovane e il mondo del fumo: il 3,3% del campione ha dichiarato di aver iniziato con le sigarette tradizionali; il 5% con prodotti simili al tabacco, come cannabis e narghilè; e l’8,6% ha dichiarato di aver iniziato svapando sigarette elettroniche. Ci si sarebbero attesi dati opposti, ma il grande trend mondiale delle sigarette elettroniche ha ribaltato la modalità di avvicinamento al fumo, dando il primato a quello elettronico.

Questi dati vengono raccolti non solo a scopo censitorio, ma anche per stabilire se l’accesso alle sigarette elettroniche possa costituire il mezzo di passaggio al più dannoso fumo tradizionale. Uno studio di qualche anno fa su un campione di 12.000 studenti aveva, infatti, rilevato che lo svapo rende gli adolescenti sino a tre volte più propensi a provare le sigarette, sebbene non aumenti le probabilità che diventino fumatori (rispetto ai coetanei che non si sono mai avvicinati a nessuna tipologia di fumo).

Il passaggio da svapo a fumo di sigaretta avverrebbe secondo fattori similari a quelli che scatenano l’interesse per il fumo tradizionale (definiti fattori di rischio), ossia variabili demografiche, genere sessuale, voti disciplinari a scuola, l’essere circondati da fumatori e l’essere consumatori abituali di alcolici. 


La ricerca che cambia la prospettiva


Interessante è, in merito, una recente ricerca condotta in America dalla dott.ssa Arielle Selya del Sanford Health nel South Dakota: i risultati ottenuti sono in grado di disconfermare quanto finora raccolto e esposto, stabilendo che, al contrario, le sigarette elettroniche non possono essere definite lo strumento di passaggio alle sigarette tradizionali nei giovani. Dallo studio emerge che anzi ne limitino il passaggio, soprattutto fra i soggetti a basso rischio: questo accadrebbe perché le sigarette elettroniche fungerebbero da normalizzatore di un comportamento desideroso di accettazione identitaria che, una volta ottenuta, non avrebbe più bisogno di essere ricercata con l’utilizzo di altre sostanze.

A conclusione di questo studio resta aperta una questione molto importante: le sigarette elettroniche devono essere intese come uno strumento efficace per smettere di fumare, utile per la possibilità di diminuire gradualmente la nicotina assunta, fino alla liberazione dalla dipendenza. Studi eccessivamente allarmistici allontanano potenziali interessati a smettere di fumare e, non di meno, portano a regolamentazioni e limitazioni eccessive, con forti risultati negativi sull’intera popolazione di fumatori, soprattutto quella composta da soggetti molto giovani.


La regolamentazione che va rivista


Ricerche e politica, s’è visto, camminano di pari passo. Le politiche antifumo attingono a piene mani dagli studi che vengono eseguiti, motivo per cui questi dovrebbero essere condotti con grande responsabilità. Quasi mai, però, è così, per delle limitazioni che sono sempre presenti nella ricerca: campioni di soggetti non abbastanza numerosi, limiti economici, numerosità di variabili impossibili da prendere tutte in considerazione… E così le ricerche lasciano sempre punti aperti, con la speranza che atre ricerche future diano maggiori risposte. Perché, allora, gli enti regolatori e i governi prendono decisioni così rigide e definitive su una questione che richiede ancora una comprensione più chiara?

Una risposta potrebbe essere nel desiderio di proteggere la salute pubblica – e di certo è un grande e nobile intento. Ma le sigarette tradizionali non sono uguali alle sigarette elettroniche ed è errato trattarle nella regolamentazione allo stesso modo. Non a caso non sono mai mancate le obiezioni alle limitazioni man mano avanzate – e ad obiettare non erano solo le lobby del tabacco e i produttori di sigarette elettroniche, come si può pensare, ma anche i normali consumatori, soprattutto quando alcuni governi hanno provato a limitare tutte le forme di fumo tassando pesantemente con accise tutti i prodotti per fumare e svapare-.

Ideale sarebbe, invece, che le regolamentazioni future tenessero conto del procedere delle ricerche, anche di quelle rimaste aperte e del sistema informativo ampiamente utilizzato da molti produttori di e-cigarettes che promuovono i dispositivi come validi strumenti per smettere di fumare. Si eviterebbe, in questo modo, l’aspetto che più spaventa di tutta questa storia, ossia che i giovanissimi si avvicinino al fumo. Non a caso, è noto come politiche molto restrittive, quasi proibitive, suscitino nei giovani desiderio di opposizione, portandoli proprio.